Mondo

In Darfur l’Italia deve recuperare la credibilità perduta

Torniamo per la terza settimana consecutiva sul Darfur per capire attraverso fonti qualificate di Pam, Unicef, Ocha e Oms come sia stata l’“era Contini” nella regione

di Paolo Manzo

Torniamo per la terza settimana…… consecutiva sul Darfur per capire attraverso fonti qualificate di Pam, Unicef, Ocha e Oms come sia stata l??era Contini? nella regione. Ne sono emersi elementi a dir poco sconcertanti. Primo: tutti gli interlocutori hanno evidenziato che non erano al corrente delle attività di cooperazione svolte dalla Cooperazione italiana perché gli esperti italiani dell?ufficio ?Villa Italia? a Nyala partecipavano raramente alle riunioni di coordinamento. Un alto funzionario di Ocha-Sud Darfur ha usato una parola inquietante per descrivere i progetti della Cooperazione italiana nella regione: «A mistery». Secondo: a detta di tutte le nostre fonti, in quel periodo la Cooperazione italiana a Nyala appariva svolgere un ruolo più politico che umanitario e, al riguardo, molto ci hanno ricordato l?episodio del gennaio 2005, quando ci fu uno scontro a fuoco della scorta Contini con una banda di Janjaweed, durante un trasporto di aiuti umanitari. Terzo: i funzionari di tutti i sopracitati organismi internazionali sottolineano l?improprio uso della distribuzione di aiuti, pervenuti con voli umanitari da Brindisi direttamente a Nyala, che avveniva in forma diretta e privata da parte della Cooperazione italiana, by-passando il coordinamento di Pam, Unicef, Ocha e Oms. Ciò era considerato da tutti imperdonabile perché solo il coordinamento degli aiuti garantisce equità nella distribuzione degli stessi, evitando duplicazione e rischi di sommosse di sfollati interni. Quarto: fonti Unicef, infine, denunciano l?illecita appropriazione di attività a Kass da parte della Cooperazione italiana, con relativa cancellazione del logo Unicef, verniciatura e apposizione del logo ?Italian Cooperation? sui serbatoi riabilitati dal Fondo delle Nazioni Unite per l?infanzia, e realizzati dal governo giordano anni fa. Ciò sarebbe avvenuto nella prima metà del dicembre 2005. Inutile dire che, a detta di tutti, questi episodi hanno reso poco credibile l?operato della Cooperazione italiana dell??era Contini?.

«La popolazione civile affronta…… una grave crisi umanitaria, stretta tra il fuoco dell?esercito e quello della guerriglia separatista Tamil». Dove? In Sri Lanka. Parola di Radio Vaticana che lo scorso 16 dicembre ha dedicato ampio spazio al «dramma umanitario dei profughi». Mi allarmo e faccio una ricerca su altri media fino a quando tiro un bel sospiro di sollievo quando m?imbatto in due settimanali autorevoli come Famiglia Cristiana e L?Espresso secondo i quali la situazione in Sri Lanka è del tutto simile a quella del Canton Ticino: nessun problema nella ricostruzione per la Protezione civile e, soprattutto, non un rigo su bombe e attentati.

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